Notizie ed appuntamenti

NOTIZIE ED APPUNTAMENTI

Wednesday, January 17, 2007

E’ caduto l’ ultimo muro di gomma sulla vicenda ACNA-valle Bormida?

E’ caduto l’ ultimo muro di gomma sulla vicenda ACNA-valle Bormida?


Un’ aia in una cascina a Gorzegno nella Langa alta, di sera, illuminata da fioche luci.

Gallesio (sì, come il tragico protagonista di “Un giorno di fuoco” e non per caso) legge il ricordi di Mario Bertola sulle manifestazioni dei contadini di Gorzegno contro l’ Acna negli anni ’50.
Ad ascoltare tante figure fatte della stessa pasta dei langaroli che facevano ribollire il sangue a Beppe Fenoglio, al solo pensiero.
Eh sì, c’è chi si deve accontentare dei surrogati e delle descrizioni, magari stando in città, e qui invece c’è la sostanza.

C’è anche una fetta importante delle persone che hanno cambiare il colore al Bormida, non più di sangue raggrumato, con una nuova guerra, non cruenta per fortuna come quella di Johnny, ma comunque così definita da chi l’ha vista di fuori.
Proprio questo accostamento, tra la fine dell’ ACNA e il famoso pezzo di Fenoglio sul Bormida, dopo 7 anni, è rimasto nell’ immaginario collettivo: sia “La Stampa”, sia “Il Sole 24 ore” aprono i loro più recenti importanti servizi sull’ “ultima guerra civile italiana” citandolo.

Quasi alla fine della serata, dedicata al giornalismo militante e alla forma che ha assunto nella valle Bormida, dedico alla memoria di Renzo Fontana, specialmente ai suoi lavori sulla valorizzazione delle bellezze della Langa, alcune parole tratte dal film “I cento passi “ di Marco Tulio Giordana, sulla vita e la morte del giornalista Peppino Impastato, che aveva osato sfidare la mafia in casa sua e dalla stessa è stato ucciso:
“La bellezza, questo si dovrebbe insegnare alla gente. La bellezza contro la cupidigia, la bellezza contro l’ omertà, la bellezza contro la rassegnazione, la bellezza contro la paura …”.
Tutto questo sarebbe rimasto nella memoria dei presenti, se, con un’ ennesima svolta nella vicenda Acna-valle Bormida, pochi giorni dopo non fossero state diffuse notizie dalla Sicilia, che meritano sicuramente una revisione e una nuova riflessione su un periodo, uno dei più infuocati, della sua storia, quello tra gli anni 1987 e 1993.

Al centro delle nuove verità che stanno emergendo nelle inchieste siciliane sulla mafia c’è ancora Raul Gardini, padrone dell’ Acna, a cui Patrizio Fadda, rivolgendosigli direttamente in una delle assemblee degli azionisti della Montedison, aveva detto: “Mi vergognerei a essere enormemente ricco e padrone di una fabbrica come l’ Acna senza risolvere il problema alle radici”.

Raul Gardini, il “contadino”, già al centro ovviamente con gli altri azionisti e dirigenti del suo gruppo della vicenda ENIMONT e quindi di Tangentopoli, “presunto suicida” al momento del maggiore infuriare di Tangentopoli”, poco prima di presentarsi ai Magistrati di Mani Pulite, forse per raccontare le sue verità, e negli stessi giorni del successivo presidente della Società padrona dell’ ACNA, Gabriele Cagliari, anch’ egli protagonista di botte e risposte in televisive con protagonisti del movimento della valle Bormida, secondo le rivelazioni del pentito Leonardo Messina al pm Paolo Borsellino, subito dopo la strage di Capaci, sarebbe stato collegato a Totò Riina.

La notizia è stata pubblicata da vari organi di stampa, fra cui l’ “Espresso”, a firma di Giuseppe Lo Bianco e Piero Messina e riporta gli sviluppi attuali della indagini della Procura di Caltanisetta, che hanno riaperto l’ inchiesta sulla morte di Raul Gardini.

Secondo le ipotesi investigative, La Calcestruzzi SpA, posseduta dalla famiglia Ferruzzi e da Raul Gardini, in realtà sarebbe stata controllata dal super Padrino, Totò Riina; le morti di Borsellino e Raul Gardini sarebbero collegate: il magistrato saltò in aria 19 giorni dopo avere aperto un’ inchiesta sulle rivelazioni del pentito, e anche la morte dell’ imprenditore sarebbe stata determinata da Cosa Nostra. Anche la bomba di Milano del 1993, esplosa all’ indomani dei funerali di Raul Gardini, doveva esplodere più vicina alla già vicina residenza del defunto.

Sergio Cusani tende a negare l’ esistenza di collegamenti, ma ha rivelato che Raul Gardini era turbato da questi fantasmi siciliani e voleva liberarsene cedendo la Calcestruzzi SpA.

Già nel 1988, ben prima dell’ esplosione di Tangentopoli, il movimento sapeva che avrebbe trovato contro gruppi di potere soverchianti e non sempre alla luce del sole: “Noi vi metteremo contro l’ industria chimica, il sindacato, la strumentale occupazione, l’ ENIMONT, la corruzione…”, e pensavamo che con l’ affaire ENIMONT eravamo arrivati a spiegare tutti i meccanismi perversi che avvelenavano la vicenda, ma nessuno pensava che da quell’ angolo di mondo si sarebbe arrivati a sfidare l’ ipotizzato principale alleato di Cosa Nostra e del suo massimo capo, Totò Riina.

Una notizie che toglie ogni alone di farsa dalla vicenda, e fa scorrere brividi nella schiena, a pensare che le auto danneggiate dei militanti del movimento della Rinascita della valle Bormida potrebbero essere collegate al salto in aria dell’ auto di Giovanni Falcone, alle autobomba di Borsellino e le altre esplose in Italia nel 1992-1993; fa tornare alla mente anche le bombe ai tralicci del 1989 in valle Bormida.

Così è forse troppo, anche se la cosa sorprendente della vicenda è che qui forse l’ ultimo muro di gomma potrebbe essere sfondato illuminando una storia che neanche un colossal di Hollywood sarebbe sufficiente a inquadrare in tutte le sue sfaccettature.

16/01/2007 Ilvo Barbiero

0 Comments:

Post a Comment

<< Home